Di manifattura francese, presumibilmente realizzato nel XVII secolo, l’arazzo in cui troviamo raffigurato uno degli incontri amorosi tra Marte e Venere attorniati da amorini, giunge in laboratorio con un grande bisogno di manutenzione e, in particolar modo, di un’adeguata foderatura.
In questo caso la dettagliata analisi della tecnica e dei materiali utilizzati (seta e lana su lana) ha permesso di impostare una titopologia di intervento che non può essere definita un tradizionale restauro integrativo quanto piuttosto uno studiato ibrido tra integrazione e conservazione, valutato a seconda delle condizioni di partenza dell’opera stessa. Oltre all’inevitabile invecchiamento delle fibre che aveva portato alcune piccole zone alla lacerazione e alla rottura, l’arazzo presentava altre differenti situazioni di degrado causate da vecchi interventi di restauro o conservazione fatti senza tenere conto delle cromie originali o della scansione di tessitura. In esse, particolarmente estese su tutta la superficie dell’arazzo, è stato necessario trovare soluzioni talvolta correttive o completamente sostituitive delle parti non pertinenti.
Terminate le operazioni di restauro, l’opera è stata infine rifoderata e riposizionata utilizzando il metodo di sospensione a velcro.